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Seir, 2023

Seir, 2023
resina su alluminio
cm 120 × 120

pittura e illustrazione
menzione speciale

Una superficie fatta apposta per accogliere un vuoto, un’assenza, un elemento che genera differenza di potenziale, possibilità di caduta e di ascesa.  Un geometrismo sintetico e radicale che non fa mistero di accenti mistici, come pure fu per quelli che generalmente vengono velocemente rubricati come padri del funzionalismo, come Piet Mondrian, Kazimir Malevic o Ludwig Mies van der Rohe. 

Jessica Salvia (1986) è nata a Potenza. Si è diplomata all’Accademia di belle arti di Roma e ha un master in Teorie e tecniche cinematografiche. Ha lavorato come copywriter e come scrittrice, elementi che influenzano anche il suo lavoro artistico. Definisce Seir una sorta di “opera prima”: si tratta di un pannello di alluminio rivestito di resina e pigmenti con applicazioni, una superficie fatta apposta per accogliere un vuoto, un’assenza, un elemento che genera differenza di potenziale, possibilità di caduta e di ascesa. Seir è il nome del monte intorno al quale, stando alle sacre scritture cristiane ed ebraiche, il popolo di Israele in fuga dall’Egitto avrebbe girato in cerca della “terra promessa”. Un topos che Salvia associa a Monteserico, nella sua matrice immaginifica e simbolica che fa del maniero la materializzazione di un obiettivo anelato e dell’abisso frapposto tra desiderio e realizzazione. Un geometrismo sintetico e radicale che non fa mistero di accenti mistici, come pure fu per quelli che generalmente vengono velocemente rubricati come padri del funzionalismo, come Piet Mondrian, Kazimir Malevic o Ludwig Mies van der Rohe.